pagare le tasse. Ne è proprio convinto Attilio Schneck, presidente leghista della provincia di Vicenza. Schenck illustra il suo ragionamento dopo l’addebito mosso dalla guardia di finanza al gruppo Mastrotto, protagonista nel settore della concia ad Arzignano, di evasione per oltre 106 milioni con un miliardo e 300 milioni di attività finanziarie nascoste all’estero. Piccole somme…
E che sarà mai? Il presidente leghista della provincia di Vicenza, dunque, non vede danni nell’evasione fiscale: vuole forse dire che lo stato non è privato di risorse che gli spettano e sono utili per tentare di far quadrare i conti? Sostiene forse che chi usufruisce di servizi pubblici ai quali non contribuisce sta nel giusto? Ritiene forse regolare che i cittadini onesti paghino anche al posto dei disonesti? Non crede forse che le imprese che evadono siano avvantaggiate dal produrre a costi più bassi e quindi dalla concorrenza sleale alle imprese scrupolose nel versare il dovuto?
Tutto questo non è un danno? Le parole di Schenck si trovano in un’intervista rilasciata a Francesco Spini per “La Stampa”. A una domanda relativa all’accusa al gruppo Mastrotto secondo cui “800 lavoratori venivano pagati in nero”, lui replica testualmente: “Eh vabbè , non è che venissero pagati in nero. Lo straordinario fuori busta è una prassi che negli anni ’70 era considerata normale. D’altra parte fanno produzione, non danni”.
Il pagamento di una parte dello stipendio fuori busta (questa è la contestazione formulata dalla guardia di finanza al termine di laboriosi accertamenti) non sarebbe cioè particolarmente grave perché non riguarderebbe l’intera retribuzione. E poi perché sorprendersi? Così farebbero tutti, è (sarebbe) prassi. Secondo l’intervistato, sarebbe un comportamento “normale” negli anni ’70, ma i rilievi della finanza si riferiscono a episodi ben più recenti.
Il caso Mastrotto esplode mentre il governo, di cui fa parte la Lega del presidente della provincia di Vicenza, deve mettere ordine nei malandati conti pubblici. Ma per farlo sarebbe fondamentale scovare gli evasori. Schenck non ha tuttavia la percezione di quanto il fenomeno sia grave: “Che ci sia evasione di grandi entità su singoli settori può succedere”.
Può succedere… In ogni caso a Vicenza è (sarebbe) tutto tranquillo: “Dalle nostre parti l’evasione non crea allarme sociale” assicura l’esponente leghista. Tuttavia nella sola Arzignano e nel solo settore della concia l’evasione fiscale è in realtà così diffusa che è difficile mettere insieme i dati essenziali ricavati dalle indagini che coinvolgono 200 imprese, con 106 episodi di corruzione e almeno 110 persone sotto inchiesta. E’ uno scandalo dalle proporzioni uniche. E anche nell’industria orafa vicentina sono venute a galla gravi vicende di evasione.
Ma Schenck è persuaso che “l’evasione dei piccolo importi, del ristoratore che non emette ricevuta per esempio, ha una diffusione enorme, specialmente al Sud”.
Specialmente al Sud, dice: l’evasione è sempre quella degli altri… Nemmeno un anno fa, però, una fonte non sospetta come “Il giornale di Vicenza” titolava: “Fisco, vicentini <poveri> d’Italia”: E sulla scorta dei dati del Centro studi Sintesi si chiedeva: “Siamo sempre più poveri o evasori?”. Ma che problema è?