rende la vita impossibile, impedendo qualunque attività. E così la libreria Fuori Le Mura a San Lorenzo, il quartiere romano amato da artisti e giovani, annuncia la chiusura. “Solo con la vendita dei libri non riuscivamo ad andare avanti” ammette la titolare Tullia Aureli.
“Chiuso per caro fitto” si legge poi sul cartello scritto a penna attaccato sulla saracinesca della libreria Guida, al Vomero a Napoli, con il quale si decreta la fine di una storia lunga 40 anni e di dodici posti di lavoro. A Napoli sembra esserci un’epidemia. Per alleggerire la tristezza, a Bagnoli la libreria per ragazzi Aleph@book si congeda facendo suonare il Guru Trio. Il colosso francese Fnac sembra pronto a smobilitare da via Luca Giordano e a cancellare 60 posti.
La concorrenza di un mega negozio aperto a poca distanza toglie invece l’ossigeno alla libreria Guttenberg di via Cavallotti a Lecce. A Padova la libreria Lovat si è trovata nella singolare situazione di essere l’unica attività commerciale aperta del Parco Commerciale Est e di restare anche senza energia elettrica. A Borgomanero, in provincia di Novara, è ko la libreria “Les visionnaires”.
E a Parma Antonio Battei, figlio di Angelo, nipote di Antonio e pronipote del garibaldino Luigi, annuncia l’uscita di scena della libreria che ha impegnato la sua famiglia dal lontanissimo 1872: “La gente compra sempre meno libri” si rammarica.
La scomparsa di tante librerie appare sempre più un fenomeno inarrestabile. E non contrastabile se, come afferma Antonio Battei, i clienti si assottigliano ogni giorno. Ma cosa sta succedendo? Il 2011 è stato davvero particolarmente avaro di soddisfazioni. Gli italiani hanno letto molto meno. Ancora meno. In 723mila, rispetto all’anno precedente, hanno rinunciato ad arrivare alla fine di almeno un libro. Un numero enorme: è come se di colpo in tutta la Basilicata e nella Valle d’Aosta nessuno leggesse più.
In base ai dati dell’Istat le persone di 6 anni e più che hanno letto come minimo un libro sono state soltanto il 45,3% contro il 46,8% del 2010.
Si tratta di un indietreggiamento in uno scenario già tutt’altro che brillante per l’Italia nel confronto internazionale. E di un’inversione di rotta dopo i segnali di miglioramento degli ultimi quattro anni.
L’esercito dei non lettori, che rappresentano la larga maggioranza degli italiani, è dunque ancora più grosso. Fra l’altro i lettori persi per strada nel 2011 sono in prevalenza i più forti, cioè coloro che arrivano al termine almeno di dodici libri in dodici mesi: questo gruppo si è contratto di circa 450mila unità e ora non arriva nemmeno a quota tre milioni e 600mila. Strano ma vero.
Un certo numero di risposte date da chi è stato interpellato dall’Istat per l’indagine sulla lettura potrebbe essere stato condizionato dalla diffusione (comunque ancora modesta) dell’e-book: la lettura elettronica viene compresa o no? Ma la sostanza non è intaccata: in Italia, dice l’Istat, i pochi lettori diminuiscono. Questo avviene nonostante i periodi di crisi possano spingere a dedicare più attenzione alla cultura personale. Fra l’altro i lettori forti che hanno abbandonato il libro in teoria dovrebbero avere maggiori disponibilità economiche. Gli interrogativi sono tanti in un paese che dovrebbe preoccuparsi di crescere (anche culturalmente).