tutta la sua durezza: “Ignoranti”. E’ l’unica parola del titolo del libro di Roberto Ippolito pubblicato da Chiarelettere che svela quanto sia grave l’arretramento dell’istruzione e della cultura in Italia. E il libro… fa scuola, con il suo titolo e il suo contenuto. In questi anni “oltre che diventare poveri siamo diventati ignoranti” è la denuncia dell’Accademia dei Lincei con il discorso del presidente Lamberto Maffei alla cerimonia di inaugurazione del 411° anno di attività dell’istituzione culturale italiana più importante, venerdì 8 novembre 2013.
Il libro di Ippolito documenta, con innumerevoli dati e l’analisi dei comportamenti collettivi, quanto sia via via cresciuto il disinteresse per la conoscenza e le competenze: “L’Italia che non sa” è “l’Italia che non va”, si legge nel sottotitolo. Sin dalla prima frase del discorso di apertura dell’anno 2013-2014, il presidente dell’Accademia dei Lincei parla di “clima difficile per il nostro paese, dove la cultura, l’educazione e i beni culturali sono abbandonati, come Cenerentola, in un angolo dimenticato delle stanze decisionali”.
Quanto questo sia vero è possibile ricavarlo dalle pagine di “Ignoranti” che ricostruisce il cattivo stato di salute facendo emergere in particolare come l’Italia sia in coda in tutti i confronti internazionali. L’analisi trova conferma nell’indagine divulgata a ottobre dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico della quale fanno parte i paesi più avanzati, che valuta gli italiani ultimi al mondo per le capacità linguistiche e al penultimo posto per quelle matematiche.
E così l’Accademia dei Lincei, ricordando di rappresentare “significativamente la cultura italiana”, reagisce. Afferma Lamberto Maffei: “E’ nostro dovere, quindi, farci carico di questa vergogna nazionale e di mobilitare le risorse ancora numerose ma non valorizzate per il risveglio dei cervelli”.
I lincei dicono dunque proprio così: “vergogna”. Del resto, un capitolo dopo l’altro, “Ignoranti” descrive l’inaridimento del paese, con aspetti perfino ridicoli, e il forte disinteresse per l’istruzione e la cultura. Osserva ancora il presidente dell’Accademia dei Lincei: “La civiltà di un paese non può essere solo il suo pil, ma anche la sua maniera di vivere, di guardare i tesori del suo paesaggio, che abbiamo in abbondanza, della sua storia anche perché questi valori sono investimento e possono essere il pil di domani. Ogni popolo deve usare con intelligenza le sue risorse per aumentare la propria ricchezza spirituale e materiale. Non si può continuare a investire sull’ignoranza”.
Ecco un punto fondamentale: non si può continuare a investire sull’ignoranza. D’altra parte le risorse destinate all’istruzione alla cultura sono proprio misere, come risulta dal libro “Ignoranti”.
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