pubblicato da Chiarelettere, Roberto Ippolito documenta una realtà così grave che la fantasia non può superarla. E’ quanto afferma, in sostanza, il linguista Massimo Arcangeli sul sito del quotidiano “L’Unità”, nello spazio “com.Unità la community de l’Unità”: “La realtà nuda e cruda registrata da Ippolito non ha nulla da invidiare alla finzione” afferma nell’articolo del 19 gennaio 2014 intitolato “Hai stata tu che s’è infranto er nostro amore…”.
Agli assurdi innumerevoli strafalcioni raccontati dal libro e che caratterizzano il triste e inequivocabile scenario, Arcangeli aggiunge alcune perle proponendole nella sua rubrica “Linguista per caso” anche con fotografie. E concentra l’attenzione su un concetto base di “Ignoranti”: i danni provocati dal degrado dell’istruzione e della cultura. Evidenzia infatti l’analisi di Ippolito secondo cui “L’Italia ignorante non è l’Italia che può prendere slancio» ovvero l’Italia che non sa è l’Italia “che non cresce e perde posizioni”.
Massimo Arcangeli è docente universitario, critico letterario, direttore dell’Osservatorio della Lingua Italiana Zanichelli, responsabile scientifico della Società Dante Alighieri.
Qui sotto il testo del suo articolo.
Hai stata tu che s’è infranto er nostro amore…
di Massimo Arcangeli
Un’«Italia che non sa», fa notare Roberto Ippolito nel suo ultimo Ignoranti (Chiarelettere, 2013), è anche un’«Italia che non cresce e perde posizioni». La realtà nuda e cruda registrata da Ippolito non ha nulla da invidiare alla finzione. «Io me ne avrei andato pure a pagando io»: così risponde il deputato Antonio Razzi a chi lo accusa di aver cambiato casacca (2010) per puro calcolo («Io no ho mai venuto qui per pendiare la pensione di parlamentare»), ribadendo tempo dopo la bontà del suo operato («Sicuramente non ho mai pentito di quello che ho faccio»). Almeno lui, però, un’attenuante ce l’ha: è emigrato in Svizzera all’età di 17 anni. «Senza sentire n’è i dirigenti del Pdl n’è verificare la sensibilità dei nostri elettori»: così scrive Michaela Biancofiore, consigliera del ministro degli Esteri (Franco Frattini), in una lettera ufficiale indirizzata a un altro ministro (Giulio Tremonti). È una polemica «distituita di qualsiasi fondamento» – l’ha accesa Luca Zaia, a difesa dei dialetti veneti – «per chi è rivolta ad una persona che abita al confine con il Veneto e che conosce bene l’eccellenza, il valore e la cultura delle persone che lo popolano»: così replica al collega e presidente leghista di Regione il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini in un’altra lettera, inviata al “Gazzettino” di Venezia. «È inutile che ci alludiamo», avverte dal palco Francesco Nocera, candidato alle comunali a Catanzaro, in un comizio senza presenti (28 aprile 2012). In un diverso contesto comunale, quello di Trento, il leghista Vittorio Bridi non ha dubbi: «L’Italia non è il paese del Bentegodi»; non sono da meno Ivana Di Camillo, Partito Democratico («Non siamo qui per togliere la patata dal tavolo»), ed Eleonora Angeli, Unione per il Trentino: «In medio stat virus dicevano i latini» (12 novembre 2011, http://www.eleonoraangeli.it).
Gli “ignoranti” presi di mira da Ippolito – ma c’è poco da prender la mira, sarebbe bastato anche solo sparare a casaccio e il colpo avrebbe comunque centrato il bersaglio – sono ben spalmati sull’arco formativo e socio-lavorativo: dalla scuola all’università, dagli alti scranni delle eccellenze professionali ai predellini e strapuntini dei mestieri più umili, ce n’è davvero per tutti. Maturandi impegnati nella prova d’italiano (2010) che scommettono sulla capacità della musica di «sincronizzare l’umore di chi ascolta», e matricole universitarie perfettamente consce di quel che serve per andare avanti con profitto: «Mi porta ha migliorare». Conduttrici televisive che respingono l’accusa di aver cassato messaggi polemici sui social network, twittando che non l’hanno mai fatto «ne’ su Twitter n’è su facebook!!!» perché «ogni uno e’ libero». Aspiranti laureati a un concorso che scrivono burrocrazia (il potere del burro, alla faccia della dieta mediterranea) e addozione; spacciano per anomala un incredibile a nomala, da far impallidire l’«amantide religiosa» della Bianconfiore; disquisiscono dottamente della violenza delle norme..
«L’Italia ignorante non è l’Italia che può prendere slancio», conclude Ippolito. L’Italia ignorante è l’Italia toccata in sorte ai maestosi bronzi di Riace, per lungo tempo malinconicamente giaciuti nel palazzo del Consiglio regionale di Reggio Calabria.
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