Lo sguardo di Dario Fo attraversa la piazza progettata da Michelangelo, supera l’enorme stata equestre di Marco Aurelio, va oltre la maestosa scalinata della Cordonata, ammira a 360 gradi la magnificenza della città eterna. “Non sono mai stato in un teatro come questo” esclama confessando quanto è sedotto da Roma.
Siamo in Campidoglio, dove è allestito il palco del Festival internazionale Letterature con il quale gli scrittori leggono le proprie pagine. Dalle 21.45 di giovedì 19 giugno 2014 lui le recita con la sua compagnia. Racconta Lucrezia Borgia, rivelando la sua umanità tra le oscure trame di cinque secoli fa. Lucrezia Borgia è “La figlia del papa”: questo il titolo del “romanzo del premio Nobel per la letteratura” come dice la fascetta del libro pubblicato da Chiarelettere. “Non ho fatto altro che ricercare la verità” afferma facendo riferimento agli studi compiuti per ricostruire la “saga sconvolgente” di Alessandro VI, il “papa-peccatore”.
Era la Roma del Rinascimento… Sulla Piazza del Campidoglio affaccia il Palazzo Senatorio, sede del Comune. Ma, travolto da problemi di tutti i tipi a cominciare dal bilancio dissestato, il Comune appare lontano dal Festival. Non c’è il sindaco Ignazio Marino. È impossibile ci sia l’assessore alla cultura, visto che Roma non ha l’assessore alla cultura: dal 26 maggio, giorno delle dimissioni di Flavia Barca, l’incarico non è assegnato.
Ci sono invece mille persone per Letterature, di cui è direttrice artistica Maria Ida Gaeta. Roma tira fuori la sua energia nonostante le difficoltà. Con Dario Fo, che lascia il palco, e con Maria Ida Gaeta si parla della città che vuole esprimere la sua vitalità.
Ma è duro fare cultura oggi a Roma. Soffre la celebre estate romana, soffrono le librerie, i teatri. E non solo. Ci si sposta nella Sala Rossa del Campidoglio, anche lei progettata da Michelangelo. Qui si celebrano i matrimoni. Arriva una delegazione dei lavoratori della Multiservizi che poche ore prima hanno occupato l’aula Giulio Cesare al termine del consiglio comunale e che rischiano di perdere il lavoro per una nuova convenzione del comune per i servizi di pulizia. Dario Fo, seduto con loro a semicerchio, ascolta, si informa, si preoccupa, scambia riflessioni su Roma che tiene in ansia. “Domani mattina chiamo il sindaco” assicura.
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