E pensare che il provvedimento appena varato viene chiamato decreto crescita. Tuttavia punisce proprio chi sta crescendo: i diciottenni. Taglia, infatti, il bonus cultura, i 500 euro assegnati a chi diventa maggiorenne da spendere per il teatro, il cinema, i musei, i corsi di formazione e i libri. Il governo guidato dai leader del Movimento Cinque Stelle e dalla Lega, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ha tolto cento milioni da questo capitolo. Tantissimo: le risorse, originariamente pari a 290 milioni, erano già scese a 250 e ora diventano 150. Da capire quale sarà l’effetto materiale per i giovani nell’applicazione del bonus cultura ideato da Matteo Renzi, all’epoca presidente del consiglio: con meno soldi a disposizione diminuiranno i 500 euro? O diminuiranno i beneficiari? Ma la questione non è solo materiale e non riguarda soltanto i ragazzi, ai quali viene fatto un più che sgradevole dispetto. C’è un più generale messaggio palese contro la cultura che, evidentemente, in questo momento non interessa affatto. Scoprirlo appena finita la festa del primo maggio 2019 sembra una beffa. C’è un triste autogol: come può crescere un paese che non incoraggia ad andare a teatro a cinema, ai concerti, a comprare un libro? Come si crea lavoro sconsigliando o non favorendo la preparazione? Non è in gioco solo la crescita economica, in un’Italia stagnate: è in gioco la qualità delle persone, di ognuno. Il taglio al bonus cultura mette tutti a terra. Che ne pensa di tutto questo il ministro Alberto Bonisoli già poco attento, paradossalmente, alla cultura come dimostra la vicenda dei diritti d’autore.