La cultura bistrattata ha bisogno di soldi. L’istruzione affossata ha bisogno di soldi. Il bilancio dello Stato ha bisogno da anni di interventi per raddrizzare i conti. “L’opera di pulizia della spesa pubblica negli ultimi tempi non è stata orientata in tutte le direzioni oltre a essere avvenuta finora in misura molto ridotta, mentre sono state negate le risorse per servizi ed esigenze fondamentali” osserva Roberto Ippolito, autore di “Ignoranti”, pubblicato da Chiarelettere, e in precedenza di “Il Bel Paese maltrattato” con Bompiani, conversando con Giovanni Bignami, presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica e, primo italiano a ricoprire l’incarico, del Comitato mondiale della ricerca spaziale (nelle foto di Luigi Gasparroni, in alto Bignami a sinistra e in basso a destra).
Ippolito aggiunge che “è singolare che le spese militari siano dimenticate quando si ragiona su quali voci di bilancio intervenire e non ci si preoccupa mai della necessità di ripulire anche le uscite della difesa”.
Curatore di una parte degli incontri del “Futura Festival” di Civitanova Marche, Ippolito ha parlato delle spese militari dialogando con Bignami, intervenuto sul tema “Cosa resta da scoprire”. Nel suo ultimo libro, “Il mistero delle sette sfere” , edito da Mondadori, Bignami spiega fra l’altro che l’esplorazione di Marte è “alla nostra portata”: ormai “dobbiamo solo decidere come e quando” andare sapendo che avverrebbe al costo di un’operazione minore in un qualunque teatro di guerra. E fa presente che “in poco più di mezzo secolo, dallo Sputnik del 1957” la spesa mondiale per l’esplorazione dello spazio è pari a “meno di mezzo trilione di dollari (cinquecento miliardi)”, ovvero “una bazzecola” al confronto con gli “almeno 50 trilioni di dollari” utilizzati “per le armi, convenzionali e nucleari”.
Nell’incontro svoltosi venerdì 26 luglio 2013 al “Futura Festival”, di cui è direttore artistico Gino Troli, Ippolito constata che “l’Italia può fare la sua parte intervenendo sui costi del settore militare” e sollecita un’opinione sull’acquisto dei nuovi carissimi cacciabombardieri F35. Bignami va a fondo sugli aspetti economici: “L’Italia in altri casi, per esempio con gli elicotteri, svilupperebbe tecnologia, competenze elevate e attività industriale. Per gli F35, invece, firmiamo un assegno e il beneficio per l’indotto è molto scarso. Si tratta di oggetti americani. L’Italia non contribuisce quasi per niente per la produzione, non inventa nulla contrariamente a quanto accaduto per il Tornado”. Insomma nessuna convenienza? “Se volessimo fare una battuta, gli F35 sono una boiata pazzesca” risponde il presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica.
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