I quartieri abitati, i luoghi frequentati, i punti d’incontro: il saggista e critico letterario Filippo La Porta prende “Nel baule” i ricordi personali che si sovrappongono ai ricordi di Roma, la sua città. “Nel baule” è la rassegna ideata e condotta da Roberto Ippolito con la quale i protagonisti delle cultura si raccontano al Maxxi, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo. Dall’incontro, svoltosi mercoledì 8 ottobre 2014, scaturisce una descrizione da parte di Filippo La Porta molto originale della capitale che “mi sfinisce ma mi carica”, che “mi spegne ma mi dà energia”. Ed è l’attore Matteo Taranto, con le letture di alcuni brani del suo libro “Roma è una bugia”, pubblicato da Laterza, a far entrare nel mondo delle sue suggestioni e dei suoi sentimenti.
Nel pubblico che anima, il Maxxi ci sono anche i vecchi compagni di scuola, incuriositi e attratti nel sentir parlare di questa capitale vista, “più che città eterna” come “una città eternamente terminale”, che annuncia “una fine continuamente differita, un decesso probabile, ma rinviato sine die”.
Ed ecco che, nella conversazione con Ippolito, le vicende collettive di Roma si intrecciano con il percorso individuale segnato dalla letteratura: “Per Ennio Flaiano vivere a Roma significa perdere la vita. Aveva ragione ma vivere a Roma è soprattutto perdersi. Ogni giorno, in questa città spossante, colorita, sfasciata, io perdo la vita, come tutti. Ma in questo perderla sento anche di capirla, di afferrare una verità”.
Ah capirla Roma… Filippo La Porta tenta di farlo analizzando insieme a Ippolito anche il linguaggio: “C’è un’espressione romana che prediligo e confligge con il cliché del cinismo e dell’indifferenza dei miei concittadini. Lievemente obsoleta, è ‘anvedi’ che si contrappone al diffuso ‘che tte frega!”. Ha un’origine incerta, ma probabilmente deriva dalla contrazione di ‘ah non vedi?!’. È l’anvedi di Ninetto Davoli nei film di Pasolini. È il rapporto di stupore verso il mondo, la scoperta incantata delle nuvole nel film pasoliniano ‘Che cosa sono le nuvole’”.
In quel film, ricorda La Porta, “la marionetta Totò, gettata in una discarica, contempla la ‘meravigliosa straziante bellezza del creato”. Ma attenzione: “Per me Roma è bellissima ma ad altezza d’uomo è anche bruttissima”.
Il pubblico si commuove, come lo stesso autore, quando Matteo Taranto legge alcune parti del capitolo su Monteverde Vecchio nel quale si parla di Diana che “era la compagna di utopie astratte e di letture condivise sulle panchine”, Diana “che si è perduta nel vento, come dice il ritornello di una delle sue canzoni preferite”. E che “si è smarrita lungo le vie delle ombre”. In fondo “Roma è città degli estremi, un po’ come era Diana: il massimo di vitalità nasce dalla frontalità con la morte, il gusto della catastrofe serve per ricominciare tutto di nuovo”.
L’incontro di Filippo La Porta è il penultimo della rassegna “Nel baule” al Maxxi, di cui è presidente Giovanna Melandri, prima di quello conclusivo di giovedì 9 ottobre con Gianrico e Francesco Carofiglio nel salotto di Ippolito. Il loro ricordi fanbno riferimento al libro scritto a quattro mani, “La casa nel bosco”, Rizzoli. Negli altri incontri Gianni Berengo Gardin ha proposto “Il libro dei libri”, Contrasto; Dacia Maraini “Bagheria”, Rizzoli; Lina Wertmuller “Tutto a posto e niente in ordine”, Mondadori; Chiara Valerio “Spiaggia libera tutti”, Laterza; Ferdinando Scianna “Visti&Scritti”, Contrasto; Pupi Avati “La grande invenzione”, Rizzoli.
Roberto Ippolito, scrittore e giornalista, ha conosciuto un nuovo successo con “Ignoranti”, pubblicato da Chiarelettere. È autore dei bestseller “Evasori” e “Il Bel Paese maltrattato”, entrambi editi da Bompiani. In precedenza ha pubblicato con Laterza. Organizzatore di eventi culturali, è il direttore editoriale del festival letterario di Ragusa “A tutto volume” e di “Libri al centro”, il primo evento di una settimana mai realizzato in un centro commerciale, Cinecittàdue a Roma. Ha curato a lungo l’economia per il quotidiano “La Stampa”. E’ stato direttore della comunicazione della Confindustria e delle relazioni esterne dell’università Luiss, dove ha insegnato alla Scuola superiore di giornalismo.
Foto Flaminia Nobili
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