A Palazzo Grifoni la presentazione del libro pubblicato da Chiarelettere promossa dalla Fondazione della Cassa di risparmio
È un’amara scoperta: l’Italia è in coda in tutte le classifiche internazionali per la conoscenza e l’istruzione. San Miniato se ne rende conto con i tanti dati e le tante assurdità che Roberto Ippolito racconta nel suo libro “Ignoranti”, pubblicato da Chiarelettere e presentato a Palazzo Grifoni per iniziativa della Fondazione della Cassa di risparmio di San Miniato.
Nell’affollata sala Torello Pierazzi si parla dell’Italia nel complesso, ma a giudicare dagli inquieti interventi del pubblico l’arretramento della cultura e del sistema scolastico non lascia affatto il territorio immune. Tanto che lo scrittore Marco Malvaldi, chiamato a discutere il libro, esordisce facendo riferimento a una citazione classica: ai tempi del fascismo non si sapeva di vivere ai tempi del fascismo. Ovvero: manca perfino la consapevolezza di quanto sia grave la situazione.
Del resto Ippolito, nella presentazione condotta da Francesca Pinochi, fa risaltare il disinteresse generale esistente: altrimenti non potrebbe succedere che l’Italia è ultima in Europa per numero di laureati e contemporaneamente le immatricolazioni all’università continuano a diminuire dal 2003 senza nessun segno di reazione. Nell’Italia, che “non è il paese del Bentegodi” come dice un consigliere comunale di Trento confondendo lo stadio di Verona con il paese di Boccaccio, non avere un adeguato bagaglio
di conoscenze è diventato perfino motivo di vanto. Nelle pagine di “Ignoranti”, ricche di nomi e cognomi, si parla di un presidente del consiglio che ostenta il fatto di non leggere da tempo immemorabile, di un top manager compiaciuto di non farlo, di una vicepresidente del Senato che garantisce di non essere mai stata sfiorata dall’idea di laurearsi essendo stata sempre asina.
Incalza Malvaldi: “Essere ignoranti è fico, è fashion, è ganzo. Gli ignoranti sono anche protervi: non ho mai visto nessuno ammettere in televisione di non essere capace di affrontare un argomento. Gli ignoranti non ritengono bello stare zitti, sanno sempre tutto. Chi studia è invece cosciente dei propri limiti”.
Non nasconde lo sconforto il presidente della Fondazione della Cassa Antonio Guicciardini: “Siamo arrivati a livelli bassissimi”. E Pier Paolo Tognocchi, consigliere regionale del Pd, sostiene che “l’ignoranza è la base sulla quale il paese fonda la propria incapacità di risalire la china”. Inevitabile il confronto con gli anni ormai lontani del miracolo economico che, nota ancora Tognocchi, “sono stati caratterizzati da una forte determinazione a superare un pesante svantaggio culturale”. Ora, come recita il sottotitolo del libro, “l’Italia che non sa” è “l’Italia che non va”.
Seduto in prima, il sindaco di San Miniato, Vittorio Gabbanini, non può non pensare ai tagli delle risorse agli enti locali che hanno intaccato in particolare la capacità di intervento sul fronte culturale. E non può non ridere quando ascolta gli strafalcioni tratti dal libro, a partire da quello di un laureato partecipante a un concorso a Orbetello secondo cui “il sindaco dichiara lo stato di guerra”.
Malvaldi ricorda i prodotti dell’ingegno italiano che hanno conquistato il mondo, con in testa la toscanissima Vespa, e si chiede: “Ma oggi converrebbe studiare?”. A suo giudizio, in realtà, “non c’è la convinzione del valore dello studio”. E secondo lo scrittore che ha concepito le gustose vicende del BarLume edite da Sellerio c’è un basso costo dell’istruzione superiore che non fa capire la sua importanza.
Ippolito ritiene invece che sia diventato troppo caro ed esclusivo studiare e che sia violata la Costituzione per quanto riguarda il rispetto del diritto allo studio. Fra l’altro a Pisa l’università rischia di dover restituire le tasse troppo alte incassate oltre i limiti previsti dalla legge.
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