Roberto Ippolito, autore del libro “Delitto Neruda” pubblicato da Chiarelettere, a Isla Negra, casa di Pablo Neruda
Roberto Ippolito, autore del libro “Delitto Neruda” pubblicato da Chiarelettere, a Isla Negra casa di Pablo Neruda

23 settembre, lo sconfortante anniversario di Pablo Neruda senza giustizia

Sarebbe bello, nella ricorrenza della morte, avere in testa soltanto una cosa: prendere uno dei suoi libri, le “Venti poesie d’amore” oppure il “Canto generale” o le “Odi elementari”, e mettersi a leggere. Sì, sarebbe bello ricordare così il poeta, godendo dei suoi versi impareggiabili. Ma è inevitabile non ricordare anche che Neruda attende ancora giustizia per la sua fine, avvenuta appena dodici giorni dopo il golpe di Augusto Pinochet nel 1973. Con “Delitto Neruda”, il libro che ho pubblicato con Chiarelettere, ho messo in fila in seguito alle mie ricerche internazionali tutti i fatti che smontano la versione ufficiale della morte attribuita al cancro alla prostata. Come autore e non solo come autore considero un dovere morale battersi senza pausa affinché la verità sia, finalmente, riconosciuta da un tribunale. Bisogna farlo poiché l’inchiesta della magistratura aperta in Cile più di dieci anni fa non sembra avvicinarsi mai al traguardo. Ma la sentenza deve arrivare.

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La scheda del libro di Roberto Ippolito “Delitto Neruda” (Chiarelettere), sottotitolo “Il poeta Premio Nobel ucciso dal golpe di Pinochet”

Cile, 11 settembre 1973, l’instaurazione della dittatura militare di Pinochet, la fine di un sogno. Le case di Pablo Neruda devastate, i suoi libri incendiati nei falò per le strade. Ovunque terrore e morte. Anche la poesia è considerata sovversiva. A dodici giorni dal golpe che depone l’amico Allende, il premio Nobel per la letteratura 1971, il poeta dell’amore e dell’impegno civile, amato nel mondo intero, muore nella Clinica Santa María di Santiago. La stessa in cui, anni dopo, morirà avvelenato anche l’ex presidente Frei Montalva, oppositore del regime. Il decesso di Neruda avviene alla vigilia della sua partenza per il Messico, ufficialmente per un cancro alla prostata. Ma la cartella clinica è scomparsa, manca l’autopsia, il certificato di morte è sicuramente falso.

Ippolito ha raccolto le prove sostenibili, gli indizi e il movente della fine non naturale di Neruda, sulla scorta dell’inchiesta giudiziaria volta ad accertare l’ipotesi di omicidio, e per questo contrastata in ogni modo da nostalgici e negazionisti. Per la sua drammatica ricostruzione, l’autore si è avvalso di una vasta documentazione proveniente dalle fonti più disparate: archivi, perizie scientifiche, testimonianze, giornali cartacei e on-line, radio, televisioni, blog, libri, in Cile, Spagna, Brasile, Messico, Perù, Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Italia.

Il libro è scritto con il rigore dell’inchiesta e lo stile di un thriller mozzafiato. Protagonista, una figura simbolo della lotta per la libertà, non solo in Cile, vittima al pari di García Lorca, suo grande amico e illustre poeta, ucciso dal regime franchista.

La fascetta

“Il mondo deve sapere la verità sulla morte di mio zio Pablo”

Rodolfo Reyes, nipote di Pablo Neruda

Dalla copertina

“Chi uccide un poeta uccide la libertà. Roberto Ippolito firma un’inchiesta stringente e appassionante sulla misteriosa morte di Pablo Neruda”

Giancarlo De Cataldo

“Ippolito raccoglie i fatti e li processa, li ricompone, li inchioda. Sembra di essere davanti a una fedele applicazione del principio pasoliniano del sapere fondato sulla ricerca intellettuale. Solo che qui ci sono anche le prove”.

Diego De Silva

Dall’ultima di copertina

– Cerchi pure, capitano! Qui c’è una sola cosa pericolosa per voi.

– Cosa?

– La poesia!

Pablo Neruda a un ufficiale durante la perquisizione a Isla Negra, tre giorni dopo il colpo di stato del 1973