I deputati possono fare grandi affari. Ma senza godere di privilegi della casta. E senza manovre di corridoio. Basta uscire dal portone di Palazzo Montecitorio, attraversare la piazza percorrendo pochi metri e arrivare di fronte, al settecentesco Palazzo Macchi di Cellere. Le vetrine disposte ad angolo su due lati dell’imponente costruzione, una specie di punta avanzata sulla piazza, annunciano affari eccezionali. Del resto sono i primi giorni di agosto 2014 e l’ultima fase dei saldi può rivelarsi la più conveniente.
Il record spetta alle polo: chi è interessato ai colori sgargianti può pagarne una soltanto 20 euro invece di 90. Ovvero -77%. I più sobri possono scegliere una camicia bianca di puro lino, il cui prezzo è calato da 118 a 29 euro. Cioè -75%. Grazie allo sconto del 72% i pantaloni ora costano appena 25 euro. Una giacca estiva, chiara o blu, può essere acquistata a 75 euro contro i 260 necessari prima. Insomma -71%. E anche il prezzo di pantaloni, bermuda e cinture è quanto mai allettante.
Che saldi! Per essere precisi sono i saldi della cultura. La vera svendita, infatti, è la sua: la cultura continua la ritirata. Il negozio di abbigliamento di fronte Palazzo Montecitorio (che nella prima foto si specchia in una delle sue vetrine) ha preso il posto della libreria internazionale Herder, conservandone però le insegne. Debitrice del nome a una casa editrice tedesca, la Herder si insediò a piazza Montecitorio nel lontano 1925. Ma neanche lei è riuscita a resistire, schiacciata contemporaneamente dalla crisi del mercato editoriale, dagli affitti stratosferici dei locali, dall’inesorabile avanzata dell’abbigliamento, secondo i casi super economico o griffato, e dal disinteresse delle istituzioni.
È un fenomeno che sta deprimendo tutta l’Italia. Da Lucca a Palermo le librerie si inchinano ai negozi di vestiti e cedono il posto: così i libri sono sempre più emarginati dalla vita quotidiana, a vantaggio di una logica commerciale uniforme che impoverisce e abbruttisce le città e soprattutto i centri storici. A Verona la biancheria intima ha sostituito le edizioni d’arte e rare, oltre alle ultime novità, che si potevano trovare nella libreria Ghelfi e Barbato. Che la cultura sia in mutande non è una novità.
Ma che polo e bermuda abbiano conquistato piazza Montecitorio dove si affaccia la Camera dei deputati ha il sapore della vittoria finale. Una targa di ottone, collocata proprio accanto alle vetrine dell’ormai ex Herder, informa che “questo luogo è patrimonio artistico di Roma e del mondo”. Per fortuna che almeno c’è scritto.
A Palazzo Macchi di Cellere, come ricorda inoltre una lapide, “abitò” e “vi morì il 3 marzo 1845 Marco Mastrofini / che dotto in filosofia / teologo e filosofo / assai più grande che celebrato / fermò le incerte leggi dei verbi / investigò felicemente con l’umana ragione / i misteri della scienza divina / Spqr 1876”. Oggi Marco Mastrofini non potrebbe trovare subito sotto casa un trattato di teologia o un volume di filosofia.
Fa riflettere che i deputati non abbiano più di fronte a loro una libreria, ma un negozio di abbigliamento. Un tempo i più preparati e attenti anche ai testi stranieri erano soliti andare alla Herder (e magari alcuni di loro oggi potrebbero anche aver bisogno di una grammatica…). Adesso, vista la novità nella piazza, sono costretti a prendere atto della situazione del mercato editoriale.
Come in una partita di Risiko arrivata alle ultime battute, le librerie del centro storico di Roma sono state conquistate una dopo l’altra in pochissimo tempo e cancellate. In un raggio minimo, sono scomparsi nomi importanti delle vicende culturali della capitale: Croce a Corso Vittorio, Amore e Psiche a Piazza della Minerva, Feltrinelli in via del Babuino, Remaninder’s a Piazza San Silvestro, Arion nella stessa Piazza Montecitorio.
In centro più che mai la cultura è bandita. I libri non sono graditi. Ma non c’erano delle regole per tutelare le botteghe storiche? Il sindaco Ignazio Marino ritiene di intervenire? L’inarrestabile crisi dei libri, meno venduti e meno letti, impone iniziative. Dario Franceschini, da cinque mesi ministro dei beni culturali, si mostra preoccupato. Essendo anche deputato, i saldi della cultura non possono sfuggirgli.
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