La fede nelle parole con i dodici candidati per il Premio Strega
Comincia la gara. Tuttavia non si può non essere turbati dalla domanda che, di fronte alla guerra in Ucraina, si pone la vincitrice del Premio Strega Europeo nel 2015 Katja Petrowskaja nata a Kiev, residente in Germania e testimone di culture diverse: come mai la letteratura ha fallito? Per lei ora non è il momento della parole, non si può restare seduti. Il suo dolore e la sua tristezza sono comprensibili. Non sono soltanto suoi. Ma anche oggi le parole possono servire, le dice con calore il bulgaro Georgi Gospodinov, a sua volta vincitore dello Strega Europeo lo scorso anno. Per lui le parole possono essere utili per combattere le dittature, le storie personali servono.
Le storie appunto. Quelle contenute nei dodici libri in gara per il Premio Strega 2022. Libri che ci fanno pensare. Che, leggendoli, ci fanno guardare dentro di noi. E fuori. Mentre volano i missili e anche se volano i missili, al di là dell’angoscia c’è forte la fede nelle parole.
È questo un valore generale. Poi verrà il tempo di valutare i singoli libri in campo. E di esprimere anche il voto personale come componente degli Amici della domenica, il nucleo storico di giurati.
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I dodici candidati – Marco Amerighi “Randagi” (Bollati Boringhieri), Fabio Bacà “Nova” (Adelphi), Alessandro Bertante “Mordi e fuggi” (Baldini+Castoldi), Alessandra Carati “E poi saremo salvi” (Mondadori), Mario Desiati “Spatriati” (Einaudi), Veronica Galletta “Nina sull’argine” (minimum fax), Jana Karšaiová “Divorzio di velluto” (Feltrinelli), Marino Magliani “Il cannocchiale del tenente Dumont” (L’Orma), Davide Orecchio “Storia aperta” (Bompiani), Claudio Piersanti “Quel maledetto Vronskij” (Rizzoli), Veronica Raimo “Niente di vero” (Einaudi), Daniela Ranieri “Stradario aggiornato di tutti i miei baci” (Ponte alle Grazie).