Allora l’imperatore era Adriano. Avvenne nel 125 d.C. l’inaugurazione del Teatro Romano di Benevento. Poi nei secoli abbandonato, riscoperto, occultato dalle case costruite sopra. E negli anni cinquanta restaurato con l’impulso in particolare del presidente dell’Ente per il turismo Giuseppe Alberti. Fratello dell’industriale del liquore Strega, Guido che nel 1947 diede vita con Maria Bellonci al Premio Strega.
Ed eccolo qua ora, proprio nel Teatro Romano di Benevento, il Premio Strega. È la sera di venerdì 19 giugno 2020. Eccezionale il luogo con quasi 1.900 anni di storia sulle spalle. Eccezionale la riapertura con le necessarie cautele dopo la sofferenza per la chiusura di tutti i teatri a causa dell’emergenza sanitaria. Eccezionale ma non un’eccezione i partecipanti sul palco: sei finalisti e non cinque per il ripescaggio previsto dalle regolamento di un autore espressione di un editore di minori dimensioni, Jonathan Bazzi, Gianrico Carofiglio, Gianarturo Ferrari, Daniele Mencarelli, Valeria Parrella e Sandro Veronesi. Affiancati dal direttore della Fondazione Bellonci promotrice del Premio, Stefano Petrocchi. E con loro il conduttore Gigi Marzullo, il sindaco Clemente Mastella e Isabella Pedicini, ideatrice dell’evento lungo tutto l’anno Stregonerie.
La storia del teatro accoglie le storie degli scrittori. Quelle dei libri in gara, nei quali complessivamente gli sguardi personali, le sensazioni provate o le vicende vissute si mescolano con la forte immaginazione. La creazione artistica attinge in misura diversa al passato: in alcuni casi dietro vicende di fantasia c’è la capacità di osservazione e di “utilizzazione” distaccata dell’esperienza, in altri casi ci sono intensi e palesi riferimenti autobiografici. E’ un’edizione, la numero 74 del 2020, che nell’antico Teatro Romano di Benevento ha tutta la storia addosso.