Quel monumento a Pier Paolo Pasolini, a Ostia, mi fa male perché è stato tirato su cancellando intorno le tracce della scena del suo delitto.
Quel monumento a Pasolini, realizzato con tanta sensibilità dallo scultore Mario Rosati, mi fa male perché è stato collocato dal Comune di Roma soltanto nel 2005, ben trent’anni dopo la morte e dopo che un precedente lavoro dello stesso autore era stato più che trascurato.
Quel monumento non sembra ricordare veramente Pasolini, ma sembra collocato nel modo giusto per tentare di farlo dimenticare: protetto da un cancello, dà la sensazione di voler tenere a distanza la gente. Il giardinetto in cui l’opera si trova è affidato alle cure attente della Lipu, la Lega italiana per la protezione degli uccelli, che non dovrebbe avere fra i suoi compiti la tutela della memoria di un poeta.
Quel monumento mi fece male, per troppe cose, quando domenica 4 ottobre 2015 condussi una visita guidata sui luoghi simbolo di Pasolini nell’ambito dell’evento “conPasolini” organizzato con la libreria Nuova Europa I Granai di Barbara e Francesca Pieralice: testimonia un incredibile impaccio che sopravvive.
E mi fa male, in questa serata di giovedì 31 marzo 2016, trovare una pagina completamente bianca nel sito del Comune di Roma sotto il titolo “Monumento a Pasolini”. Non so se si tratta di una beffa tecnologica, ma forse perfino meglio la mancanza della descrizione: prima Pasolini era definito il “contestato scrittore”.
Mi fa male la violenza, sempre. Pasolini è morto di morte violenta. Ma i vandali di estrema destra che hanno danneggiato poche ore fa il monumento in teoria più importante dedicato a lui hanno usato la violenza contro un morto. E altri vandali si erano fatti vivi negli anni passati anche per i differenti monumenti.
Mi fa male non riuscire nemmeno a capire tanta offesa a un uomo (ucciso nel lontano 1975), a un poeta, alla cultura, alla ragione.
Foto Carmelo Daniele alla libreria Nuova Europa i Granai, Roma, in occasione dell’evento ‘conPasolini’ 3 ottobre 2015.